Blade Runner 2049-blackout 2022

Bellissimo e sinistro cortometraggio di Shinichiro Watanabe, che introduce il sequel di Denis Villeneuve:

 

 

 

Kino no tabi 2017

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Finalmente è arrivato!

Lo stavo aspettando con ansia spasmodica dal giorno dell’annuncio e, da ieri, è disponibile su Crunchyroll il nuovo anime di Kino no tabi: a mio avviso un autentico capolavoro artistico, non ascrivibile solo al campo dell’animazione Giapponese, ma alla cultura in senso più ampio.

Ammetto che avevo qualche perplessità su questo progetto: la prima serie del 2003, è stata un qualcosa di inarrivabile, da ogni punto di vista, e la morte del regista Nakamura. non può non influire ai fini della qualità. Dopo il primo episodio, però, mi sono dovuto ricredere. Kino è sempre Kino; meno Zen, leggermente meno complesso e (almeno per il momento) privo della componente estetica steampunk che contraddistingueva la vecchia serie, ma con la stessa forza narrativa che spinge alla riflessione sociologico-culturale. Fantastica l’animazione, con fluidità maestosa e fondali di rara profondità espressiva. Buono anche il lavoro del nuovo regista Tomohisa Taguchi, che non ha stravolto l’operato di Nakamura, ma ne ha seguito la scia, a suo modo; direi con “discrezione” e attenzione alla creatura originale di Keiichi Sigsawa.

Non ci resta che attendere il proseguo del viaggio di Kino ed Hermes!

 

 

Mushishi

mushishi

Gli anime sono spesso intrisi della religione Nipponica: quella mescolanza di Buddismo e Shintoismo che, dal dopo guerra, ha caratterizzato il Giappone, con i suoi rituali e la sua filosofia, tanto da affascinare la cultura occidentale.

Mushishi “estremizza e radicalizza” il contenuto religioso e lo trasforma in un fantasy spirituale che ci porta a compiere un percorso di “comprensione e accettazione”; un viaggio dello spirito, attraverso un Giappone bucolico para-agricolo, facendoci perdere (grazie a un’animazione magistralmente dettagliata) nel tempo.

Il nostro Virgilio è il mushishi Ginko: misterioso viandante, che cura le persone dai Mushi; invisibili creature, nè animali nè vegetali, innocue, ma che, se entrano in contatto con gli umani, possono provocarne gravi malattie. Caratteristica portante dell’opera del mangaka Yuki Urushibara e dell’anime realizzato dal “piccolo” Artland Studios nel 2005, che avuto una nuova serie nel 2014, è l’assenza di qualsiasi riferimento a “bene e male”: i Mushi, semplicemente esistono; racchiudendo la vita e generandola sotto un’altra forma, come vuole la filosofia dello Shintoismo.

 

 

 

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